Con tempo splendido per tutti i 10 giorni,
nel soggiorno al cayo
dedichiamo due mattine di pesca dai ponti e un'uscita in barca con
la scusa di portare Mirko a divertirsi , ma in realtà anche noi non vediamo l'ora
di pescare un pò.
Nella seconda mattinata ci fermiamo dove
stavano
effettuando dei lavori, gettavano terra e sassi davanti a un
ponte;
spaventati da questo trambusto, un branco di
pesciolini (chiamato dai
cubani moarra) che stazionava sotto il ponte prende il largo e si
avventura alla fine dei lavori, nell'immediato sottoriva, un branco di
tarpon stanziali li insegue ed è uno spettacolo.
I tarpon quasi
arrivati sulla riva, cocciando contro le rocce, con spettacolari
salti entrano più volte nel branco causando scompiglio tra i
pesciolini che a loro volta arrivano per proteggersi nel sottoriva.
A questo punto, lanciamo i
nostri artificiali, ma non li guardano nemmeno, con un secchiello
raccogliamo qualche pesciolino e Marco decide di innescarlo su un amo
circle; lo lancia nel branco, ma niente, gli enormi tarpon, entrano
decisi nel branco rifiutando il suo pesciolino, solo Pietro effettua
uno strike con un baby tarpon che viene immediatamente rilasciato.
Da buon esperto del cayo, vado dal gruppo e
spiego il perchè non
mangiano la loro esca.
Il Tarpon di giorno è un po come il nostro
cavedano: diffidente e con ottima vista.
E' il momento di prendere un amo più
piccolo, lo
monto su un finale in flou carbon del 60, innesco il pesciolino e
lancio tenendo il filo in mano come quando pesco al torrente, sento il
filo che leggermente mi scivola tra le mani ma non ho quella prontezza
di lasciarlo subito e il tarpon sentendo duro, mi molla.
Al secondo
pesciolino mollo completamente il filo e lo lascio ingoiare, alla
ferrata è subito strike, un bestione enorme comincia a saltare
impazzito, ma già so come andrà a finire la cosa, quando stringo un pò
la frizione in uno dei suoi salti il tarpon con la sua bocca, consuma
letteralmente il filo e taglia la lenza.
Ribadisco l'inutilità al gruppo di
continuare questa pesca, perchè i
Tarpon di grossa mole del cayo li tieni solo con un 90/100 ma con fili
così grossi li "freghi" solo al tramonto o all'alba.
Il tempo è perfetto per la pesca dai ponti
in quanto non c'è vento.
Decido di
provare gli artificiali che mi ha fornito Roberto Trabucco: i
Doozer 15
cm. della serie Rapture, i rattle all'interno emettono delle belle
vibrazioni e penso che movimenteranno un pò i predatori, inoltre i
colori di questa serie penso siano ottimi per i pesci tropicali, il
sottopancia è di colore intenso quasi flou.
Prendo un bel testa rossa
con pancia gialla ed è subito strike, un bel pargo non resiste alla
tentazione, con tre tiri catturo tre pesci, due pargo e un jack,
micidiali!!!
Grande soddisfazione quest'anno essere il
testimonial di MARINA GAVIOTA: la più grande
marina e impresa commerciale turistica di Cuba.
In tutti i villaggi/hotel
del Cayo Santa Maria e nella provincia di Santa Clara, sui volantini
informativi per il noleggio delle barche di pesca d'altura, ebbene si,
c'è una mia foto con una bella cubera
catturata in quelle acque.
A Cuba con me rimangono Marco di Loano e
Pietro di Albissola.
Successivamente,
dopo 4 ore di attesa in aeroporto, come un vulcano, mi si para
davanti dall'altra parte del vetro Andrea.
Con
Andrea avevo parlato solo
per telefono e pur non avendolo mai visto lo riconosco subito,
interpretando dalle sue labbra quello che diceva: "Belin i
bagagli non arrivavano più".
Frizzante,
goliardico, esilerante, energico, così si può definire Andrea ex parà
di Savona, con alle spalle
diverse missioni all'estero per il nostro paese, è stato l'anima del
gruppo, sempre attivo e pronto con una battuta spiritosa.
Un
piccolo episodio, quando siamo
arrivati a Remedios, sua prima a volta a Cuba, vedendo i carretti
trainati dai cavalli disse: "Ma che è questo un paese di Ronzini?" o
con la
sua perenne parola d'ordine " E allora qui come è l'enturage?".
Sempre
con lo stesso volo arrivano i Savonesi Stefano ed Egon con la sua
ragazza Elisa, con alle spalle diversi viaggi di
pesca.
Notevoli
i loro video alle isole Canarie dove facevano spinning
da una scogliera in mezzo a onde terribili, dove la risacca era
veramente pericolosa, dediti allo spinning estremo anche nei nostri
mari, a Savona catturano di tutto, barracuda, serra, lecce, spigole, là
dove gli altri non arrivano.
Al
cayo mi aspettano Antonio di Bologna e Carlo di Firenze
due amici di lunga data che hanno effettuato parecchi viaggi di pesca
in tutto il mondo,
il terzo del gruppo chiamato amichevolmente
il Babbino ha invece dovuto rinunciare al viaggio negli ultimi giorni.
Il duetto è comunque molto affiatato e da
diversi anni frequentano Cuba, per la
sua naturalezza e per la loro grande passione per la pesca.
Cominciamo le uscite: prima con un giorno di
bonaccia, per poi pescare la volta seguente con forte vento contrario
alla corrente.
Alla terza uscita il tempo un pò si
raddrizza, la quarta
uscita con i ragazzi di Savona procede bene e l'ultima uscita salta per
un
forte vento.
Con queste condizioni
metereologiche, mai trovate in
questa stagione, abbiamo dato il massimo che si poteva dare, ci
inventiamo di tutto per catturare pesci, ma il massimo che otteniamo
sono 20 catture in una giornata, anzi 23 perchè tre lampughe finiscono
nel sushi di mezzogiorno preparato dal capitano e dal marinaio, una
delizia, cosa impensabile rispetto alle catture all'anno
precedente.
Oltre al tempo, ci si mette un pò
anche la sfortuna; mentre recupero una lampuga di due metri, sale
dal profondo inseguendo il mio vertical, mi fermo e come attacca, ferro
con decisione. E' uno spettacolo vederla
nel primo salto ma, appena ricade
in acqua, mi accorgo che ho la frizione completamente chiusa per la
pesca delle cubere sul fondo, non riesco ad aprirla e nel secondo
salto con il suo peso, mi raddrizza completamente l'amo, "mia colpa"
per
gli ami che non costano 7 euro cad. come quelli dei miei amici, ma sono
sicuro che con la frizione un pò aperta l'avrei portata a casa perchè
era ferrata benissimo. Carlo ne attacca una più
piccola ma di buone
dimensioni, la vince, ma il marinaio nella raffiata la perde. Egon un pò
sottodimensionato nei fili perde una grossa ricciola e Andrea pure. Parecchie probabili cubere
ci spaccano sul fondo.
Nonostante questo
stillicidio, ci
sono
anche pesci degni di nota: Antonio cattura due belle cernie, Egon lo
pareggia, Andrea e Pietro ne prendono una, io un mero e una riccioletta
e Stefano un superbo King Macherelle.
Nell'ultimo
giorno di pesca,
troviamo una situazione di calma, con pesce svogliato, gli attacchi non
erano frequenti e si perdevano molti pesci.
Ancora una volta il materiale
fornitomi dall'amico Roberto Trabucco, mi salva la giornata, penso che
esche
più piccole del solito jig da 150-200 grammi con forma allungata
possano servire. Mi alleggerisco prendendo la mia
canna
Takumi e il mulinello Exceed, metto a disposizione i quattro Inchiku
della serie Asami.
Io innesco quello che dai colori mi sembra
il
migliore per i pesci del cayo: arancione e giallo serie SR(GR) 110 gr.
Egon mi segue con quello da 150 gr. della serie TB(BS).
E' una vera sorpresa, non so cosa
influisca di più se l'esca piccola o i polipetti che ci sono
attaccati, ma sta di fatto che è un susseguirsi di catture, io catturo
5 diverse specie di pesci e Egon altre 2 per un totale di 7 generi di
pesci che hanno abboccato al nostro Inchiku e due non
classificati che rompono di prepotenza il nostro terminale del 100.
Insomma noi due abbiamo dato vita
a un
piccolo show che sembrava quasi un ballo, che lascia a bocca aperta gli
altri del gruppo che non
avevano queste esche.
Peccato non averli usati prima anche perchè
il
tempo di pesca stava purtroppo scadendo.
Il
record della cubera da terra
quest'anno non so a chi aggiudicarlo, Gianni cattura una bellissima
cubera che alla pesa registra 23 Kg. Marco effettua una cattura di
grandi
dimensioni, ma non riusciamo a pesarla prima della liberazione,
giudicate voi dalle foto eseguite chi è il vincitore.
Per
la pesca da terra non troviamo tempo buono, un vento forte e
persistente ostacola il nostro metodo di pesca, che generalmente si
svolge sfruttando la corrente che genera l'alta e la bassa marea, se
addirittura troviamo vento contrario alla corrente il nostro artificile
non esce, se troviamo vento laterale uscendo per centinaia di metri il
filo fa un semicerchio che porta la nostra esca spostata
lateralmendo a dove stiamo pescando. Con
filo molle anche in ferrata perdiamo un sacco di pesci, ma
nonostante questo Pedro che da oggi chiamerò "Il professore" applica la
sua teoria "Massimo risultato con il minimo dello sforzo" e da a tutti
una tremenda lezione. Primo
lancio esce per 250 mt. recupera e strike una bellissima cubera,
secondo lancio strike un tremendo tarpon, poi posa la canna, e gira sul
ponte a dispensare consigli, mentre noi perdiamo di tutto, non
riusciamo a tenere un pesce.
Proviamo
per diverse giornate ma il vento non molla i pesci belli che
prendiamo alla fine si slamano, con il vento non riusciamo a dare la
giusta ferrata, solo Marco e Gianni riescono a tenere le belle Cubere
sopra riportate, I tarpon che sono più difficili alla fine si slamano
ad Andrea uno gigantesco si slama a un metro dalla riva, anche io e i
ragazzi perdiamo un sacco di tarpon, per il resto solo pargo e qualche
altro pesce.
Il
tempo non migliora, decidiamo di tornare all'Havana all'inizio di
giugno inizia il torneo Henningway vogliamo
giocare
d'anticipo per una uscita
di pesca alla Marina per tentare con il marlin o qualche
pesce vela, ma arrivati là il tempo non cambia ed è inpossibile uscire,
Maurizio e Gianni che si fermano al Cayo hanno più fortuna e trovano
due giorni di calma in cui si divertono molto con parghi e cubere,
perdendo una decina di artificiali con tarpon e grosse cubere che
stracciamo i loro terminali, e non contenti si magiano pure mezzo pargo
di buona taglia, che Maurizio aveva catturato,