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VIAGGIO MAGGIO 2014
Con partenza il 18 Aprile, i primi 10 giorni sono stati improntati alla visita dell'Isola di Cuba con mia moglie Angela e i miei amici:  Marco e la simpatica moglie Paola di Loano,  lo scapolone Pietro di Albissola,  Marco di Monza, con la moglie Paola,  il figlio Mirko, appassionato pescatore ed il figlio Ivan, ragazzone dedito a svariati sport.
Nei primi due giorni ci dedichiamo a una visita dell'Havana, terzo giorno S. Clara, nei 5 giorni successivi ci immergiamo nel bellissimo Mar dei Caraibi all'Hotel Playa Cayo S.Maria, quindi un giorno nell'incantenvole Trinidad con infine ritorno all'Havana per imbarcare il gruppo che poi torna in Italia.
Accologo all'aereoporto gli amici di pesca che sono appena arrivati con lo stesso aereo dall'Italia.






Con tempo splendido per tutti i 10 giorni, nel soggiorno al cayo dedichiamo due mattine di pesca dai ponti e un'uscita in barca con la scusa di portare Mirko a divertirsi , ma in realtà anche noi non vediamo l'ora di pescare un pò.




Nella seconda mattinata ci fermiamo dove stavano effettuando dei lavori, gettavano  terra e sassi davanti a un ponte;
spaventati da questo trambusto, un branco di pesciolini (chiamato dai cubani moarra) che stazionava sotto il ponte prende il largo e si avventura alla fine dei lavori, nell'immediato sottoriva, un branco di tarpon stanziali li insegue ed è uno spettacolo.
I tarpon quasi arrivati sulla riva, cocciando contro le rocce,  con spettacolari salti entrano più volte nel branco causando scompiglio tra i pesciolini che a loro volta arrivano per proteggersi nel sottoriva.
A questo punto, lanciamo i nostri artificiali, ma non li guardano nemmeno, con un secchiello raccogliamo qualche pesciolino e Marco decide di innescarlo su un amo circle; lo lancia nel branco, ma niente, gli enormi tarpon, entrano decisi nel branco rifiutando il suo pesciolino, solo Pietro effettua uno strike con un baby tarpon che viene immediatamente rilasciato.
Da buon esperto del cayo, vado dal gruppo e spiego il perchè non mangiano la loro esca.
Il Tarpon di giorno è un po come il nostro cavedano: diffidente e con ottima vista.
E' il momento di prendere un amo più piccolo, lo monto su un finale in flou carbon del 60, innesco il pesciolino e lancio tenendo il filo in mano come quando pesco al torrente, sento il filo che leggermente mi scivola tra le mani ma non ho quella prontezza di lasciarlo subito e il tarpon sentendo duro, mi molla.
Al secondo pesciolino mollo completamente il filo e lo lascio ingoiare, alla ferrata è subito strike, un bestione enorme comincia a saltare impazzito, ma già so come andrà a finire la cosa, quando stringo un pò la frizione in uno dei suoi salti il tarpon con la sua bocca, consuma letteralmente il filo e taglia la lenza.
Ribadisco l'inutilità al gruppo di continuare questa pesca, perchè i Tarpon di grossa mole del cayo li tieni solo con un 90/100 ma con fili così grossi li "freghi" solo al tramonto o all'alba.



Il tempo è perfetto per la pesca dai ponti in quanto non c'è vento.
Decido di provare gli artificiali che mi ha fornito Roberto Trabucco:  i Doozer 15 cm. della serie Rapture, i rattle all'interno emettono delle belle vibrazioni e penso che movimenteranno un pò i predatori, inoltre i colori di questa serie penso siano ottimi per i pesci tropicali, il sottopancia è di colore intenso quasi flou.
Prendo un bel testa rossa con pancia gialla ed è subito strike, un bel pargo non resiste alla tentazione, con tre tiri catturo tre pesci, due pargo e un jack, micidiali!!!



Grande soddisfazione quest'anno essere il testimonial di MARINA GAVIOTA: la più grande marina e impresa commerciale turistica di Cuba.
In tutti i villaggi/hotel del Cayo Santa Maria e nella provincia di Santa Clara, sui volantini informativi per il noleggio delle barche di pesca d'altura, ebbene si, c'è  una mia foto con una bella cubera catturata in quelle acque.
A Cuba con me rimangono Marco di Loano e Pietro di Albissola.
Successivamente, dopo 4 ore di attesa in aeroporto, come un vulcano, mi si para davanti dall'altra parte del vetro Andrea.
Con Andrea avevo parlato solo per telefono e pur non avendolo mai visto lo riconosco subito,  interpretando dalle sue labbra quello che diceva: "Belin i bagagli non arrivavano più".
Frizzante, goliardico, esilerante, energico, così si può definire Andrea ex parà di Savona, con alle spalle diverse missioni all'estero per il nostro paese, è stato l'anima del gruppo, sempre attivo e pronto con una battuta spiritosa.
Un piccolo episodio, quando siamo arrivati a Remedios, sua prima a volta a Cuba, vedendo i carretti trainati dai cavalli disse: "Ma che è questo un paese di Ronzini?" o con la sua perenne parola d'ordine " E allora qui come è l'enturage?".



Sempre con lo stesso volo arrivano i Savonesi Stefano ed Egon con la sua ragazza Elisa,  con alle spalle diversi viaggi di pesca.
Notevoli i loro video alle isole Canarie dove facevano spinning da una scogliera in mezzo a onde terribili, dove la risacca era veramente pericolosa, dediti allo spinning estremo anche nei nostri mari, a Savona catturano di tutto, barracuda, serra, lecce, spigole, là dove gli altri non arrivano.


Al cayo mi aspettano Antonio di Bologna e Carlo di Firenze due amici di lunga data che hanno effettuato parecchi viaggi di pesca in tutto il mondo, il terzo del gruppo chiamato amichevolmente il Babbino ha invece dovuto rinunciare al viaggio negli ultimi giorni.
Il duetto è comunque molto affiatato e da diversi anni frequentano Cuba, per la sua naturalezza e per la loro grande passione per la pesca.

Cominciamo le uscite: prima con un giorno di bonaccia, per poi pescare la volta seguente con forte vento contrario alla corrente.
Alla terza uscita il tempo un pò si raddrizza, la quarta uscita con i ragazzi di Savona procede bene e l'ultima uscita salta per un forte vento.
Con queste condizioni metereologiche, mai trovate in questa stagione, abbiamo dato il massimo che si poteva dare, ci inventiamo di tutto per catturare pesci, ma il massimo che otteniamo sono 20 catture in una giornata, anzi 23 perchè tre lampughe finiscono nel sushi di mezzogiorno preparato dal capitano e dal marinaio, una delizia, cosa impensabile rispetto alle catture all'anno precedente.














Oltre al tempo, ci si mette un pò anche la sfortuna; mentre recupero  una lampuga di due metri, sale dal profondo inseguendo il mio vertical, mi fermo e come attacca, ferro con decisione. E' uno spettacolo vederla nel primo salto ma, appena ricade in acqua, mi accorgo che ho la frizione completamente chiusa per la pesca delle cubere sul fondo, non riesco ad aprirla e nel secondo salto con il suo peso, mi raddrizza completamente l'amo, "mia colpa" per gli ami che non costano 7 euro cad. come quelli dei miei amici, ma sono sicuro che con la frizione un pò aperta l'avrei portata a casa perchè era ferrata benissimo. Carlo ne attacca una più piccola ma di buone dimensioni, la vince, ma il marinaio nella raffiata la perde. Egon un pò sottodimensionato nei fili perde una grossa ricciola e Andrea pure. Parecchie probabili cubere ci spaccano sul fondo.
Nonostante questo stillicidio, ci sono anche pesci degni di nota: Antonio cattura due belle cernie, Egon lo pareggia, Andrea e Pietro ne prendono una, io un mero e una riccioletta e Stefano un superbo King Macherelle.




Nell'ultimo giorno di pesca, troviamo una situazione di calma, con pesce svogliato, gli attacchi non erano frequenti e si perdevano molti pesci.
Ancora una volta il materiale fornitomi dall'amico Roberto Trabucco, mi salva la giornata, penso che esche più piccole del solito jig da 150-200 grammi con forma allungata possano servire. Mi alleggerisco prendendo la mia canna Takumi e il mulinello Exceed, metto a disposizione i quattro Inchiku della serie Asami.
Io innesco quello che dai colori mi sembra il migliore per i pesci del cayo: arancione e giallo serie SR(GR) 110 gr. Egon mi segue con quello da 150 gr. della serie TB(BS).
E' una vera sorpresa, non so cosa influisca di più se l'esca  piccola o i polipetti che ci sono attaccati, ma sta di fatto che è un susseguirsi di catture, io catturo 5 diverse specie di pesci e Egon altre 2 per un totale di 7 generi di pesci che hanno abboccato al nostro Inchiku e due non classificati che rompono di prepotenza il nostro terminale del 100.
Insomma noi due abbiamo dato vita a un piccolo show che sembrava quasi un ballo, che lascia a bocca aperta gli altri del gruppo che non avevano queste esche.
Peccato non averli usati prima anche perchè il tempo di pesca stava purtroppo scadendo.






Il record  della cubera da terra quest'anno non so a chi aggiudicarlo, Gianni cattura una bellissima cubera che alla pesa registra 23 Kg. Marco effettua una cattura di grandi dimensioni, ma non riusciamo a pesarla prima della liberazione, giudicate voi dalle foto eseguite chi è il vincitore.


Per la pesca da terra non troviamo tempo buono, un vento forte e persistente ostacola il nostro metodo di pesca, che generalmente si svolge sfruttando la corrente che genera l'alta e la bassa marea, se addirittura troviamo vento contrario alla corrente il nostro artificile non esce, se troviamo vento laterale uscendo per centinaia di metri il filo fa un semicerchio che porta la nostra esca  spostata lateralmendo a dove stiamo pescando. Con filo molle anche in ferrata perdiamo un sacco di pesci, ma nonostante questo Pedro che da oggi chiamerò "Il professore" applica la sua teoria "Massimo risultato con il minimo dello sforzo" e da a tutti una tremenda lezione. Primo lancio esce per 250 mt. recupera e strike una bellissima cubera, secondo lancio strike un tremendo tarpon, poi posa la canna, e gira sul ponte a dispensare consigli, mentre noi perdiamo di tutto, non riusciamo a tenere un pesce.



Proviamo per diverse giornate ma il vento non molla i pesci belli che prendiamo alla fine si slamano, con il vento non riusciamo a dare la giusta ferrata, solo Marco e Gianni riescono a tenere le belle Cubere sopra riportate, I tarpon che sono più difficili alla fine si slamano ad Andrea uno gigantesco si slama a un metro dalla riva, anche io e i ragazzi perdiamo un sacco di tarpon, per il resto solo pargo e qualche altro pesce.




Il tempo non migliora, decidiamo di tornare all'Havana all'inizio di giugno inizia il torneo Henningway vogliamo giocare          d'anticipo per una uscita di pesca alla Marina  per tentare con il marlin o qualche pesce vela, ma arrivati là il tempo non cambia ed è inpossibile uscire, Maurizio e Gianni che si fermano al Cayo hanno più fortuna e trovano due giorni di calma in cui si divertono molto con parghi e cubere, perdendo una decina di artificiali con tarpon e grosse cubere che stracciamo i loro terminali, e non contenti si magiano pure mezzo pargo di buona taglia, che Maurizio aveva catturato,